AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA
Caro Presidente, so benissimo che Lei riceve centinaia, se non migliaia, di lettere e che, con ciò che ha da fare, non può leggerle tutte; so che c’è chi legge per Lei, ed è a lui che mi rivolgo, perché questa lettera Le venga recapitata, anche perché non ha carattere personale, non riguarda me, ma un intera Regione: la Sicilia – che è anche la sua, come la mia – verso la quale, è in atto da tempo, una disparità di trattamento e di attenzione, rispetto al resto del paese, che la danneggia gravemente: ferrovie, la più parte senza doppi binari, treni lenti e maltenuti (carrozze vecchie e superate, rotte, malconce, destinate alla Sicilia, invece di venire rottamate); locomotori, ai quali manca solo il carbone per essere identici a quelli di ottocentesca memoria; velocità (si fa per dire) ridicole (Palermo Messina 199 km, in 4 ore e mezza, salvo ritardi – Roma Milano, 500 km in 2 ore e 10'). Inesistenti treni veloci e super veloci come Frecce R osse, Frecce Verdi, ecc. che si fermano a Salerno.
Autostrade o da costruire, o incompiute, o rotte.
A Palermo c’è una sede Rai, costata miliardi, dotata di studi, sale per concerti, teatri di posa per girare interni di film, documentari, sceneggiati, o realizzare telegiornali e trasmissioni varie, spazi per messe in scena di spettacoli e affini. Un grande edificio, costruito per molteplici usi, oggi utilizzato solo per dar vita a un telegiornale di pochi minuti. Le altre sedi Rai (Milano, Torino, Firenze, Roma e Napoli) vengono utilizzate giornalmente in tutti i sensi.
Insomma, l’Italia finisce a Napoli. Come dice Pino Caruso, in un suo libro (nel quale si occupa, si preoccupa di tutto questo e lo denuncia): “L’Italia è stata divisa quando l’hanno unita”.
Responsabilità certamente politica, ma anche figlia della rassegnazione dei siciliani, che non protestano mai. I miei conterranei pagano le tasse, come tutti gli altri italiani, ma in cambio non hanno i servizi che gli spetterebbero.
Chiedo a lei, signor Presidente, di sottoporre il problema a chi ci governerà, vigilando che si impegni a risolverlo.
Pino Caruso
P.S. Questa lettera è stata copiata, e spero continui a esserlo, da moltissimi cittadini, firmata e spedita al destinatario. Chi volesse aggiungersi renderebbe più efficace la protesta.
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