RECENSIONI TEATRO
(dal 1968)
Pino Caruso conferma le sue eccezionali qualità d’interprete polivalente: dalla recitazione rarefatta e moderna al mimo, trascinando con sé, in un gioco tanto raffinato da sembrare semplicissimo, anche la sua smaliziata platea di spettatori.
S.D. P. 7 aprile 1968 "Il Resto del Carlino"
Il mattatore è Pino Caruso, un siciliano dalle mille risorse, che tratteggia azzeccatissimi bozzetti, colpendo talvolta ferocemente.
M.D.L. 30 giugno 1968 "La Nazione"
È stato un vero e proprio trionfo per l’attore palermitano, evocato innumerevoli volte alla ribalta da un pubblico entusiasta e divertito. Performance straordinaria: per due ore egli tiene da solo la ribalta, senza un attimo di stanchezza, senza una sbavatura.
Placido Cesareo 7 aprile 1968 "Giornale di Sicilia"
Al centro dello spettacolo dobbiamo onestamente porre Pino Caruso, personalissimo mimo e chansonnier,
Alvise Zen 16 ottobre 1968 "La Notte" Milano
Pino Caruso, oltre che un cabarettista è anche un fantasista, che diletta gli spettatori con un fuoco di fila di freddure e divagazioni, veramente briose e briosamente esposte.
Paolo Emilio Poesio 7 novembre 1968" La Nazione " Firenze
Il merito maggiore va ad uno scatenato Pino Caruso con la sua brillante esibizione è un susseguirsi di scenette e freddure che persino stordiscono il compassato pubblico torinese. Davvero a Caruso non sono mancati i consensi.
P. Per. 23/24 ottobre 1968 "Stampa Sera"1969
Pino Caruso è sempre straordinario, anche in vesti muliebri: il suo ‘Brufolo è un piccolo capolavoro.
Vincenzo Talarico 1 novembre 1969 "Momento Sera"
Pino Caruso ha preso un tema sfruttato anche troppo e di solito in modo grossolano: quello dell’invertito e delle sue pene d’amore, per portarlo al livello di un personaggio tragico tenendosi con ammirevole finezza sul filo del rasoio di una interpretazione che mostra per trasparenza la tristezza del volto sotto la maschera del grottesco. Questo monologo appare un vero pezzo d’antologia, ed è confortante che il pubblico l’abbia capito e apprezzato in pieno.
"Messaggero" Venerdì 31 ottobre 1969
Pino Caruso contribuisce a diffondere l’immagine di una Sicilia sciolta e scanzonata, che ride per prima dei suoi difetti, in contrapposizione all’altra stantia, ma dura a morire, di una nera terra immusonita, capace solo di esprimere le corna, coltelli e il sangue della Cavalleria Rusticana.
Ugo Buzzolan gennaio 1969 "La Stampa"
Caruso ripropone personaggi vecchi e nuovi, in una dimensione grottesca, quasi allucinata. La sua comicità diviene maschera da tragedia.
Sergio Piscitello 29 gennaio 1971 "Il Telegrafo"
E sale sul minuscolo palcoscenico Pino Caruso. Il carcere dell’Ucciardone e una canzoncina sul caffè costituiscono il primo sketch del nuovo spettacolo di Caruso, che ha una verve eccezionale, una preparazione professionale sostanziosa, un garbo finissimo, e si porta appresso lo spettatore in una scorribanda divertente oltremodo e s’inventa un interlocutore e gli si rivolge in modo così convincente ed efficace che il monologo diventa un dialogo. Caruso ha avuto, meritatamente, un subisso di applausi.
E.G. Ma. "Momento Sera" 28 gennaio 1971
Autentico maestro del difficile genere teatro-cabaret, Pino Caruso ha strappato frequenti applausi a scena aperta nei panni del play boy siculo, oltre che nei riusciti pezzi intitolati "Tutti al mare", "Il pazzo”, ed altri monologhi del suo repertorio.
Napoli Notte 09/03/1973
Pino Caruso che ha disegnato un play boy siciliano con uno schizzo parodistico meritevole di una laurea con lode all’università della caratterizzazione comica.
Angelo Gangarossa 20 maggio 1973 "Il Messaggero"
Abbiamo potuto ammirare Pino Caruso, che si assume la responsabilità delle battute più graffianti: stavolta sparando sulla mafia con una sorta di ballata mezzo recitata e mezzo cantata sul caffè dell’Ucciardone.
V. 3 giugno 1973 "Corriere della Sera"
La comicità di Pino Caruso ha la densa corposità siciliana, e pare quasi sdegnosa del suo stesso divertire gli altri. È una comicità intelligente, allusiva, di un umorismo inglese riletto da un siciliano dal cuore caldo e la fervida fantasia, dalla rabbia cupa e dalla malizia contegnosa.
E. P. 10 febbraio 1974 "La Gazzetta del Mezzogiorno"
La vena di Pino Caruso ha contorni molto nitidi e caratterizzati. Va a pescare i suoi motivi un po’ nei giochi verbali condotti sul filo dell’assurdo e della sconclusionatezza, un po’ nei bruschi colpi di spillo con cui buca i palloncini più gonfi d’attualità… Ci sono battute come "moriamo alla giornata, facendo finta di tutto" che avrebbero fatto la delizia di Ennio Flaiano. In un terzo tempo, che bisogna raccomandare di non perdere, Pino Caruso tira fuori la macchietta strascicata e piena di trovate di classe, del "Suicida" dei nostri giorni e I "Diversi", ed ecco Caruso che caprioleggia in un doppio salto mortale di travestimento.
Renzo Tian 16/03/ 1977
Pino Caruso è un attore con una non indifferente preparazione e una notevola carica di accattivante simpatia, con quel suo guasconesco sorriso di eterna sfida che rivela trasparenti timidezze insieme a coraggiose provocazioni. Con tutti gli umori e i sarcasmi di un siciliano disincantato, che privilegia l’intelligenza a scapito del campanilismo. Non risparmia niente e nessuno, ma lo fa con garbo sornione e con sorriso fanciullesco: il governo, i siciliani nel mondo, le nevrosi, la follia, la psicanalisi. E poi si esibisce in un monologo scioglilingua che sfiora il virtuosismo e che è un pezzo di rara bravura.
Paolo A. Paganini 27 novembre 1979 "La Notte"
Accompagnato al piano da Flavio Bocci, Pino Caruso presenta uno spettacolo specchio dei tempi. Alienazione, paura di vivere, scandali, corruzione, disastro ecologico sono proposti in un cabaret distaccato, un pochino sofisticato ed esistenziale. Pino Caruso sfoggia una calda professionalità punteggiata qua e là da alcuni virtuosismi.
Enrico Parodi 28 novembre 1979 "La Repubblica"
Accompagnato di tanto in tanto dal maestro Flavio Bocci, Caruso esordisce con in capo un buffo cappellino di tela azzurra e canta la ormai storica "Tutti al mare". Quindi un torrente di battute: dall’ecologia lla politica. Il pubblico ride e si diverte; e sono altri applausi. Pino Caruso continua a far ridere e far pensare chi lo ascolta.
G. Ma. 29 novembre 1979 "Corriere della Sera"
Che piacere assaporare ogni tanto l’autentica atmosfera del cabaret, con un vero professionista che sfodera le sue armi con estrema serietà. Pino Caruso, palermitano puro sangue e giocoso sberleffatore, trova una dimensione estremamente piacevole ed equilibrata nel cabaret, con quel suo fare siculo-inglese nel porgere le battute. Lo stile, la misura, la professionalità di Pino Caruso sono indiscutibili.
M. Ve. 18 gennaio 1980 "La Stampa"
TELEVISIONE
"Che si beve stasera?"
(di e con Pino Caruso Rai 1 1982)
Pino Caruso, autore anche dei testi, ha registrato quasi sei ore di programma. Ne sono venute fuori, per la prima volta, sei puntate dove la comicità è studiata, ricercata e intelligente.
"Il Lavoro" 14 marzo 1982
Pino Caruso entra nelle case, con rispetto anche di sé e sa reggersi anche su una gamba sola.
Alberto Bevilacqua 14 marzo 1982
Il monologo è il regno di Pino Caruso. I testi, ovviamente suoi, sono pungenti.
Silvia Garambois 14 marzo 1982 "L’Unità"
Monologante d’eccezione è Pino Caruso. I testi scritti di suo pugno sono pungenti, legati all’attualità, finalmente non qualunquistica. Pino Caruso è grande nella sua vivace vena surreale. I luoghi comuni vengono spesso e volentieri messi alla porta.
Anna Festa 16 marzo 1982 "Brescia Oggi"
La vis comica di Pino Caruso piace alle grandi masse come agli intellettuali. Il suo gusto del paradosso non passa senza lasciare tracce e il bersaglio viene centrato con l’arma della comicità puntata contro personaggi realissimi, con precisi intenti di denuncia e servendosi della satira mordace.
G. P. "L’Unità" 10 settembre 1982
Arriva Pino Caruso e cambia subito musica. Osservavo con attenzione, l’altra sera, questo siciliano che per far ridere rifugge finalmente dal lazzo da caserma. Certi suoi pezzi stralunati e assorti come "L’Emigrante", "Il barbone che scivola sulla scala mobile", certe sue tirate lucide e allucinate, sono già pezzi di teatro: e di gran teatro. Onore al merito.
Pino Caruso i testi se li scrive da sé. E c’è in questo suo lavoro gran parte del suo estro paziente e si sente che ha letto Pirandello e Sciascia.
Enzo Tortora "Telesette" Aprile 1982
Ma la novità è Pino Caruso. In mano sua il pretesto banale diventa discorso intelligente, studiato e preparato tanto che sembra spontaneo. Lui ti fa il quadro del paese con caratteri, gusti, pregi e difetti…. Pino Caruso sa giocare di fino in modo essenziale e stringato, con battute che vanno ben al di là della barzelletta e affondano invece le radici nel pozzo dell’ironia.
F. P. "Paese Sera" 14 marzo 1982
Pino Caruso riesce quasi sempre ad agganciare il pubblico attraverso una comicità veloce, maliziosa, moderna.
Ugo Buzzolan "La Stampa" 16 marzo 1982
Un Pino Caruso eccezionale sta riproponendo il meglio del suo stupendo repertorio che ha fatto di lui uno dei più originali comici italiani e sta dimostrando che se c’è intelligenza si può ancora divertire.
"Tascabile" Firenze 1 aprile 1982
Pino Caruso appartiene alla razza rarissima degli enterteineir autentici. A suo modo è un moralista, nella grande tradizione francese.
FICTION
"Carabinieri"
La fiction di Canale 5. dal titolo ‘Carabinieri, mette in rilievo alcune figure ben definite e in linea con la tradizione dell’Arma, come quella del maresciallo Comandante della Stazione, alias Pino Caruso, la cui caratterizzazione del personaggio è degna dei numerosi, importanti attori che lo hanno preceduto nel ruolo.
DA UN SONDAGGIO DI CANALE 5
IL PAPÀ DI TUTTI
Maresciallo Capello (Pino Caruso)
Personaggio che continua ad essere molto apprezzato, ormai una vera e propria icona di “Carabinieri”. Il suo ruolo di padre/nonno/saggio, bonario e sornione è giudicato importante e rappresenta un punto fermo nella storia (le colazioni o le scene in caserma con Capello a capotavola sono citate frequentemente dal pubblico come momenti molto graditi). Per tutti gli intervistati Pino Caruso è un grande attore.
SU QUESTO SITO CERCA LA VOCE "SUCCESSO DI CARUSO CARABINIERE"
"L'onore e il rispetto"
TEATRO - PROSA
QUELLE "VESPE" PICCOLE E BORGHESI
Ieri al Teatro antico di Siracusa il debutto della commedia di Aristofane con Pino Caruso.
Grilli per la testa e pizzichi di vespe. Appena uno sfregare d'elitre e poi ronzii incalzanti e ritmi da suk per cominciare "Vespe" di Aristofane, ieri 'prima' al Teatro antico di Siracusa per la stagione dell'Inda, protagonista Pino Caruso e regia di Renato Giordano. E con costumi fantasiosi di Marina Luxardo (tra Anatolia, Persia e Turchia passano per il 'classico' peplo) e le scene di Alessandro Chiti, volutamente didascaliche: un favo da vero alveare, 'interrotto' da un praticabile su parete obliqua che rammentava, alla lontana, certe sacre costruzioni egizie e financo azteche. Le musiche di Renato Giordano e Stefano Saletti, frutto di una felice contaminazione delle mille facce del mare, da Genova al Mare Nostrum (buzuki, oud, tammorra, marranzano, ecc), sono orchestrate con gusto (a tratti fortemente Agricantus) e senso di misura.
Per Pino Caruso, salutato da applausi d'entrata e di sortita dalle duemila persone in cavea, tra cui Denia Mazzola Gavazzeni e Alessandro Cecchi Paone, è una faccenda a parte.
Caruso si porta via sino all'ultimo "bravo!'', alla fine ma anche per il pubblico che accompagna a ritmo la danza finale, unica vera sintesi, forse, di una liturgia spettacolare.
Carmelita Celi, "La Sicilia" 20 giugno 2003
TELEVISIONE RECENTE
"GIASS" - CANALE 5
L’altra sera, guardando «Giass», il nuovo programma di Antonio Ricci (il papà di Striscia), sono stato felice di rivedere in tv Pino Caruso. È un attore che ho sempre ammirato, sin da quando, da ragazzino, lo vedevo negli show di Raffaella Carrà e di Pippo Baudo. Pino Caruso, non so se lo sapete, ha scritto dei bellissimi libri dove dispensa la sua sapienza siciliana, un ingrediente che a me, innamorato della Sicilia, non basta mai.
Il problema di Pino è che è fissato con l’umorismo («È una cosa seria» ha detto ad Andrea Di Quarto nell’intervista a pag. 28) in un Paese come il nostro dove chi sa far ridere, un dono divino, prima o poi si butta sul tragico o sul commovente, credendo che ciò dia maggiore autorevolezza (anche se ho il sospetto che poiché far ridere è difficile e far piangere è più semplice, per molti sia una scorciatoia).
Caruso no, cocciuto come solo un palermitano può essere, insiste nel cercare il lato comico dell’esistenza e i paradossi in cui siamo immersi dalla mattina alla sera. Gli do un affettuoso bentornato. Un bentornato interessato: ho tanta voglia di ridere. E ridere con l’intelligenza siciliana di Pino è quasi più piacevole che mangiare una cassata…
Aldo Vitali - "Sorrisi e canzoni" - 25 marzo 2014
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