IERI (E POTEVA ESSERE OGGI) A PALERMO
IL TEATRO, I FESTINI E IL SINDACO
A cura dell'Ufficio Stampa Caruso
Negli anni 1995/96/97 Pino Caruso riesce a inventare e a gestire - sindaco Leoluca Orlando (un sosia omonimo dell’attuale sindaco che, per il resto - come sostiene Caruso - non ha niente che gli somigli) tre edizioni del Festino (a cui se ne aggiungerà una quarta nel 2001, di cui si dirà nel dettaglio in un altro capitolo) e di “Palermo di scena”, (manifestazione internazionale d’arte rinomata per il suo altissimo livello - teatro, cinema, letteratura, pittura, scultura, giornalismo, invenzioni di varia natura, eccetera). Quattro spettacoli a sera, più altri di pomeriggio per i bambini, nei luoghi più significativi e suggestivi della città: il Chiostro di Casa Professa, quello di Santa Maria del Gesù, il Teatro del Sole, Villa Trabia, i Cantieri Culturali alla Zisa, il Teatro Garibaldi, Villa Castelnuovo, Santa Maria dello Spasimo, Villa Garibaldi Villa Filippina etc.) e la presenza di fantasisti, artisti di strada e delle bande musicali di tutto il mondo che, oltre a girare per la città, suonando e regalando allegria, si esibivano di volta in volta, al Palchetto della musica del Foro Italico, al Giardino inglese, al Palchetto della musica di Piazza Politeama, etc.
La città ha così scoperto spazi che non conosceva o che aveva dimenticato e i palermitani, soprattutto i meno abbienti, hanno avuto modo di assistere, forse per la prima volta, scoprendoli e apprezzandoli, a una commedia, a un balletto, a un concerto, allestiti non nei quartieri poveri ed emarginati (dove si era soliti portarli con l’unico risultato di perpetuarne l’emarginazione), non nelle piazze o per le strade, dove la precarietà strutturale e la fruizione gratuita, rumorosa e disattenta, ne avrebbero svilito il valore e mortificato il significato, ma in luoghi circoscritti e attrezzati.
In più, il pagamento di un biglietto (sia pure con un costo più simbolico che reale) ricordava agli spettatori che l'arte non è solo talento, ma lavoro e fatica. Il teatro non comincia quando si apre il sipario, ma quando si apre il botteghino.
Palermo di Scena, infine, coltivò l’ambizione di farsi mezzo per una nuova immagine della città, danneggiata da decenni di corruzione politica, d’incontrollate (quando non protette) attività criminali, cercando di cancellare il binomio Palermo-mafia, per sostituirlo con il binomio Palermo-cultura.
IL SINDACO DI PALERMO
a Pino Caruso
Prot. 4239 del 27/05/1997
Carissimo,
nel momento in cui si conclude il Tuo impegno di Direttore Artistico di Palermo di Scena (Festino compreso) sento il dovere di esprimerTi tutta la gratitudine per il lavoro che hai svolto, per l’affetto, l’entusiasmo e la competenza che hai voluto dedicare alla nostra città.
Gli anni di Palermo di Scena sono stati fondamentali nel segnare un grande cambiamento: Palermo era triste e ora è gioiosa; Palermo d’estate era una città vuota e noiosa, e oggi è piena di vita; di Palermo si parlava solo in occasioni di stragi mafiose e fatti di criminalità, di Palermo oggi si parla come una delle città all’avanguardia per offerta culturale (in termini di qualità e quantità).
Di questo cammino di cambiamento, di questo progressivo riappropriarsi della città, di questa rinascita dell’orgoglio di essere cittadini, di questa consapevolezza delle ricchezze della nostra città, Palermo di Scena è stato un tassello molto importante, insieme al recupero degli spazi che sono stati restituiti alla città, insieme alla bellissima esperienza della scuola palermitana che ha adottato i monumenti.
E così la scuola e la cultura, i bambini e i giovani, le migliaia di cittadini che hanno adottato i monumenti o che hanno vissuto con te e con tutti noi l’esperienza di Palermo di Scena sono diventati protagonisti in prima persona di un percorso comune che è oggi patrimonio acquisito della città.
Per tutto questo io sento di doverTi un grazie di cuore, a nome di tutti quei cittadini che ti hanno in questi bellissimi anni manifestato il loro affetto e la loro gratitudine.
Lo faccio nella certezza di saperTi sempre vicino a noi, a condividere le ansie e le speranze, gli entusiasmi e la preoccupazione per la nostra straordinaria e bellissima città.
Con amicizia, con gratitudine, con affetto. Leoluca Orlando
Città di Palermo
L'ASSESSORE ALLA CULTURA A PINO CARUSO
Prot. 232/A 19/06/1997
M° Pino Caruso
Carissimo Pino,
torno su un tema di cui abbiamo più volte parlato telefonicamente. È per me motivo di grande rammarico non averti direttore artistico di Palermo di Scena. La terza edizione in qualche modo chiude un ciclo, conclude un progetto; un ciclo e un progetto pensati da te, costruiti anno dopo anno anche con tante difficoltà ma con grande passione ed entusiasmo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti; e il livello delle proposte che sono arrivate è la più grande testimonianza del credito internazionale che Palermo di Scena ha ormai raggiunto sotto la tua guida.
E penso all’affetto che tanti palermitani ti hanno dato in questi anni come riconoscimento del lavoro che hai svolto, un affetto speciale, come speciale è stato il tuo per questa città.
Un caro abbraccio e a presto
Francesco Giambrone
CAMBIA SINDACO
Dopo Orlando, un altro sindaco. Trascorrono alcuni anni, durante i quali la città vive come può. "Palermo di scena" praticamente scompare, mentre tutti i vizi ricompaiono. I Festini di Caruso non si ripetono. Il nuovo sindaco, che probabilmente non ne avverte l'importanza, lesina i fondi.
TORNA ORLANDO
Arriva il 2012. Orlando si ricandida a Sindaco. E telefona a Pino Caruso, chiedendogli un sostegno. Caruso pensa: "Vorrà riprendere il discorso sulla rinascita della nostra Città" (Festini e Palermo di scena, che, negli anni 1995/1996/1997, tanto avevano reso in termini di immagine e di economia). Caruso scende a Palermo, concede interviste, rilascia dichiarazioni, durante le quali esprime la convinzione che tra i vari candidati, pur rispettabili, Leoluca sia l'unico che abbia esperienza, competenza, integrità morale per rimettere in piedi la città.
Leoluca viene eletto. Ma, inspiegabilmente, interrompe con Caruso ogni contatto.
CARUSO IGNORATO
Ignorandolo completamente, nomina negli ambiti della Cultura (istituzioni e simili) persone certamente di indiscussa moralità (che è già gran cosa) ma non tutte di altrettanta specifica competenza nei settori designati.
Caruso, a scanso di equivoci, chiarisce: "Leoluca non mi deve nulla: in circostanze analoghe gli ridarei il mio appoggio". Ma per l'aspetto pubblico - aggiungiamo noi - Orlando aveva e ha dei doveri verso la città.
E per l'aspetto personale, aveva e ha verso Pino Caruso il dovere della buona educazione.
LA CITTÀ NON È INTERESSATA
Ma il sindaco non deve preoccuparsi più di tanto: di quei Festini e di quelle “Palermo di scena”, nessuno, tranne un numero insignificante di cittadini, non più di sei, sette (ma Caruso nutre forti dubbi sul settimo), ha mai chiesto alla stampa, alle tv, ai social network, ai politici, al sindaco, che fine hanno fatto, nessuno ha protestato: evidentemente, per i palermitani, ammesso che ne abbiano notizia, la vicenda non è di loro interesse. Ne consegue - afferma Caruso - che "una città non è come la fa la politica, ma come la fanno i cittadini.
"I siciliani resistono a tutto, soprattutto ai miglioramenti."
Dal libro di Pino Caruso "Appartengo a una generazione che deve ancora nascere" Rai Eri Mondadori
PINO CARUSO NON È PREVISTO
I Teatri Stabili solitamente si servono di un attore nativo del luogo, di chiara fama nazionale, non solo come riferimento artistico ma anche come richiamo per abbonati e spettatori.
Quest’anno (stagione 2015/16) Pino Caruso non è nemmeno in cartellone (quando per competenza specifica e precedenti nel settore: "Palermo di scena" e i 'suoi' Festini, ritenuti memorabili, gli sarebbe toccata la direzione artistica, se non altro nell’interesse del teatro stesso). E il “Non si sa come”, testo pirandelliano - da lui adattato, diretto e interpretato - andato in scena (senza che il sindaco "onorasse" della sua presenza il debutto) il 14 marzo 2015, nonostante il successo di pubblico e di consensi (leggere "Credenziali teatro"), è morto dove è nato; e questo è quantomeno un errore di gestione: uno spettacolo di successo si fa girare, sia per recuperare, in parte o in tutto, le spese di produzione, sia per promuovere il nome dell'Ente che lo ha prodotto.
Ma il problema non è Caruso, bensì il criterio con il quale si gestisce la ‘cosa pubblica’.
FOSSE VERO, NON SAREBBE VEROSIMILE
Sembra che lo Stabile di Palermo voglia programmare le sue stagioni su un principio tanto semplicistico quanto stravagante, secondo il quale "bisogna accontentare tutti". Dichiarazione che alle orecchie dei professionisti del settore sembra uno scherzo. E io mi auguro che lo sia.
Un Teatro Pubblico (o Stabile, come volete) non è un ente di beneficienza, non deve accontentare tutti, ma un fatto d'arte che ha il dovere di privilegiare e selezionare il meglio, di accrescere costantemente il proprio prestigio: come il “Piccolo di Milano" e 'Il Festival di Spoleto', a citarne un paio. Un’amministrazione comunale non fa elemosine che mortificano chi le riceve proprio nel momento in cui sembrano favorirlo. Soltanto un parametro di scelta basato sul merito, tutela la dignità di tutti; prevalesse la benevolenza o la carità, inclusi ed esclusi sarebbero relegati al ruolo di postulanti. Accontentare tutti, non significa scegliere il meglio, ma privilegiare gli amici, anche quando rappresentano il peggio. E questo non è un concetto civico, ma mafioso.
E c'è da immaginarseli gli Oscar americani, i Festival del Cinema di Cannes, di Venezia e di Berlino che, invece di selezionare i film più importanti, cercassero di accontentare tutti, anche attori, registi e produttori di nessuna rilevanza. O il Commissario Tecnico della nazionale di calcio, il quale, piuttosto che allestire una squadra di campioni, si servisse di scartine perché deve accontentare tutti.
CONCLUSIONE
Pino Caruso non vive e non lavora a Palermo. ci ha provato, ma è stato cacciato via, non da questo sindaco (che con l'attore scrittore palermitano è stato solo incomprensibilmente scorretto), ma dalla ignavia dei suoi concittadini, che, disinteressandosi delle sorti del teatro e della cultura, oltre a danneggiare se stessi (con l'aggravante di non rendersene conto - come annota Pino Caruso), consentono (per non dire acconsentono) che la politica peggiore ne faccia terreno di conquista.
In una città della Sicilia, i cittadini sono scesi in piazza con cartelli, tamburi, tamburelli, tric trac, fischietti, trombette... ma a favore della squadra di calcio, estromessa dal campionato. Per settori in difficoltà, altrettanto importanti se non di più (come la cultura e dintorni - per dintorni s'intenda l'economia) nessuno si muoverà (peggio: nessuno se ne accorgerà).
La politica trascura, di conseguenza, quei settori ignorati dalla stragrande maggioranza dei cittadini, l'80% dei quali (ripeto: l'ottanta per cento) non legge e non va a teatro. Se gli italiani (siciliani compresi) frequentassero teatri e leggessero libri, la politica si guarderebbe bene dal trascurare la cultura (teatro incluso): non rischierebbe di perdere voti e consensi.
È il numero che fa controllo.
Secondo Caruso, la politica, dunque, toglie ai cittadini quello a cui i cittadini hanno già rinunciato. Nino Diliberto. Ufficio Stampa Caruso